Rischio guerra: lo scenario.
Un raid notturno americano a Bagdad rischia di portare il mondo sull’orlo di una guerra dagli esiti disastrosi per il pianeta.
Questa notte alcuni missili statunitensi hanno colpito le auto del gruppo sciita che ha assediato l’ambasciata. Il convoglio stava accompagnando all’aeroporto un drappello di “Guardiani della Rivoluzione” di Teheran. Sono morte otto persone tra cui il generale Soleimani, due emissari del regime di Teheran e cinque membri del movimento iracheno.
Tra le vittime figura anche il leader delle Pmu, Abu Mahdi Al-Muhandis, colui che il 30 dicembre scorso aveva spronato la folla ad assaltare l’ambasciata americana.
Chi era Soleimani
Qassem Soleimani era un personaggio importante nello scacchiere medio-orientale. Responsabile delle operazioni coperte di Teheran, il generale era considerato uno degli uomini più potenti del vicino oriente in ambito strategico militare. Comandante delle guardie rivoluzionarie iraniane, Soleimani godeva della fiducia quasi incondizionata della classe di Teheran.
Nato nel 1957 a Rabord, nella provincia di Kerman, vicino alle montagne dell’Afghanistan, Soleimani si arruola nel 1979 nelle Guardie Rivoluzionarie Islamiche.
Durante la guerra con l’Iraq compie numerose azioni militari, infiltrandosi tra le linee nemiche. Nel 1998 diventa il comandante del gruppo d’elite delle Quds.
Alla guida di questo corpo, il generale svolge numerose missioni tese ad aumentare peso e infiltrazione iraniana in Afghanistan.
Nei ventanni successivi Soleimani è a capo di tutte le operazioni più importanti del regime degli Ayatollah, tra cui il sostegno a Bashar al-Assad nella guerra civile in Siria, la lotta all’Isis, l’aiuto agli Hezbollah in Libano, gli attacchi agli americani durante la guerra in Iraq.
Il Pentagono ritiene Soleimani responsabile dell’uccisione di più di 600 militari statunitensi. Sarebbe stato implicato anche in complotti in Sud America e Asia, nonché nel fallito attentato di Georgetown per assassinare un ambasciatore saudita.
In Iran sono stati decretati tre giorni di lutto nazionale. Il prezzo del petrolio è schizzato alle stelle. Il Dipartimento di Stato USA invita gli americani a lasciare Teheran. La folla è scesa in piazza.
La morte di Soleimani, confermata sia da Washington che da Teheran, ha scatenato la dura reazione del regime degli Ayatollah. Ali Khamenei, guida suprema dell’Iran, ha poche ore fa giurato vendetta nei confronti di Trump. Il livello di tensione tra i due paesi non è mai stato così alto dai tempi della guerra.
L’azione militare è stata disposta su ordine diretto di Donald Trump, come ha dichiarato il portavoce del Pentagono.